Business Coach

Ogni individuo e azienda è unico.

Durante la call, identificheremo le soluzioni più adatte a te.

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VALENTINA FANTUZZI PSICOLOGA DEL LAVORO

Il mio approccio combina il coaching come metodologia di cambiamento con tecniche di supporto psicologico per permettere alle persone di raggiungere i loro obiettivi professionali con successo.

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Tel: +39 347 504 6669

Mail: fantuzziv@gmail.com

valefantuzzi.psicologa

Oggi voglio fare un esperimento. Lo so. Questo po

Oggi voglio fare un esperimento.
Lo so. Questo post è tutto sbagliato.
Non ha suggerimenti, è lungo.
E, peggio ancora… contiene narrativa.
Sì, quella che su Instagram non si fa.
Ma voglio provarci lo stesso.

Algoritmo, sii clemente: è per portare un po’ di #libroterapia.
Perché a volte, per parlare di lavoro, serve partire da altrove.
Perché per me, non è mai solo lavoro.

“Andrea mi spiega che le persone si dividono in cercatori e costruttori.
I cercatori vengono al mondo e sentono di aver perso qualcosa, sentono di essere incompleti, non sanno bene cosa manchi né perché, ma quello che fanno è cercare. Se ascoltano una canzone, loro ascoltano il passato, dov’erano quando l’hanno sentita, con chi, oppure creano un precedente per puntellare il futuro.

Poi ci sono i costruttori. I costruttori nascono interi, non cercano, loro creano, affermano, hanno una presa più salda sulla vita.
Tra cercatori e costruttori c’è la stessa differenza che corre tra il trovarsi e il realizzarsi.

Gli osservatori - ma non erano due le categorie? - sfumature - loro studiano, stanno in un luogo privilegiato tutto loro. Sono meno inquieti dei cercatori. Oppure possono osservare perchè non hanno la forza di costruire “

Questa è una delle frasi del libro “I sorrisi non fanno rumore” che mi è arrivata forte e che mi ha fatto pensare che forse me la potevo giocare su Linkedin.
Perché, se ci pensi, nel lavoro funziona proprio così.

(Se sei un genitore, ne ho anche un’altra. Magari te la lascio nei commenti. Ti avviso: fa male)

Ci sono i cercatori: quelli che non sono mai contenti.
Sono inquieti, e a volte si sentono “sbagliati” solo per il fatto di desiderare qualcosa di più.

Poi ci sono i costruttori: quelli che non stanno mai fermi.
Che sanno dove vogliono andare. Mettono mattoni, un passo alla volta.

E infine, ci sono gli osservatori: chi prende tempo, chi studia, chi non ha ancora trovato la forza di agire.
E va bene così.

Ognuno ha il suo modo di stare.
Nel lavoro. E nella vita.

💬 Tu dove stai? Cercatore, costruttore, osservatore?
Raccontamelo nei commenti, se ti va.

PS: narrativa si o no?

#leggiamocinsieme

Hai mai provato quella sensazione antipatica di do

Hai mai provato quella sensazione antipatica di dover dimostrare tutto da capo?

Non perché non sei preparatə, non perché ti mancano le competenze, ma solo perché sei… nel posto giusto, al momento giusto, e non ti sembra vero.

Nuovo ruolo.
Nuovo team.
Una promozione che aspettavi — o che ti ha colto di sorpresa durante una call tra un “come va?” e un “ti vedo ben inseritə”.

E invece di dire “finalmente”, ti ritrovi a pensare: “Spero che non si accorgano che non so bene cosa sto facendo.”

L’insicurezza ama i momenti di transizione. E se sei in un ruolo di leadership, la voce è ancora più insistente:

“Ora devo avere tutte le risposte.”
“Devo sembrare sicurə.”
“Devo gestire, motivare, decidere… ma se poi sbaglio?”
Spoiler: sbaglierai.

E sarà proprio lì che inizierai a ri-costruire la tua storia.

🌱 La verità è che l’autorevolezza non nasce dalla perfezione, ma dalla capacità di restare in piedi anche quando ti senti un po’ traballante. E dalla fiducia che, anche nelle transizioni, tu sei la stessa persona che ha meritato di essere lì.

💬 Ti è mai successo in un nuovo ruolo o dopo un avanzamento?

Raccontamelo: quel primo giorno, che faccia aveva la tua paura?

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Ciao, sono Valentina Fantuzzi e mi prendo cura del tuo benessere al lavoro.
Prendiamoci un caffè☕ e #ParlamiDiTe.
Sono qui per ascoltarti!

Nella mia testa, a volte, sembra di stare in tange

Nella mia testa, a volte, sembra di stare in tangenziale all’ora di punta.
Pensieri in fila, clacson emotivi, e io lì, che cerco di gestire il traffico con un palettino immaginario.

Non è solo questione di fare troppe cose — lo sappiamo, il multitasking è un mito moderno, bello da dire ma inutile da vivere.

Eppure, eccoci lì. Incastratə tra richieste che arrivano da ogni direzione, promesse fatte con troppo entusiasmo, notifiche che ci inseguono anche in bagno.

Il punto non è la quantità di cose, ma la fatica di dire no. La difficoltà di mettere un confine senza sentirsi in colpa. Il bisogno di dimostrare (a chi? è un punto importante della questione) che ce la facciamo sempre, anche quando non ce la facciamo più.

E così ci carichiamo. Di aspettative, di urgenze, di “ci penso io” detti a denti stretti. E intanto, noi? Ultimə nella lista delle priorità.

Ascoltarsi non dovrebbe essere un lusso. È un atto rivoluzionario.
Dire “no, grazie” è la vera palestra.
E a volte basta anche solo un respiro più lungo, per ricordarsi che si può scegliere.

💬 Raccontami: qual è la tua “tangenziale mentale” oggi?
E cosa ti aiuta a rallentare?

PS: Un pensierino su chi stai cercando di impressionare, io lo farei.
(Spoiler: spesso è qualcuno che abita dentro di noi da un bel po’…)

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